Cari lettori di R.S., come probabilmente saprete, esiste un comando utilissimo, storicamente portato in auge dalla diffusione di Ubuntu che, per prima, iniziò a considerarlo come parte integrante della gestione ufficiale della propria distro. Tale comando si chiama sudo, abbreviazione per “substitute user do” che, a differenza del comando su, ci permette di elevare temporaneamente i nostri “poteri” a quelli dell’utente più potente del sistema (il root o chi per esso) ed eseguire quindi i comandi speciali, normalmente non accessibili. Vediamo adesso come utilizzarlo/configurarlo.
Installare il comando
In alcune distro il comando è presente ma non si dispone dei privilegi per utilizzarlo; in altre invece non è proprio installato. In tal caso, procediamo a installarlo seguendo la procedura delle principali distribuzioni:
# apt install sudo (Ubuntu/Debian)
# yum install sudo (Fedora/RH e le “clonate” come, ad esempio, Rocky Linux)
# zypper in sudo (OpenSuSE/SuSE)
per le altre, occorre conoscere gli specifici e precipui comandi di installazione, che variano dall’una all’altra. Con una googlata li troverete sicuramente senza problemi.
Configuriamolo
supponendo che utilizzate un utente di uso comune, occorre andare, dopo aver preventivamente eseguito il comando su, nella locazione: /etc/sudoers
$ su (e password)
# nano /etc/sudoers (nano è il mio editor preferito, ma ne potete utilizzare sicuramente altri)
guardando lo screen esemplificativo:
dobbiamo quindi copiare la stringa sostituendo la dicitura root col nome utente dell’uso quotidiano, nell’esempio XXX:
Voilà, adesso potremo eseguire un qualsiasi comando preceduto da sudo!
E come recita il vecchio saggio 🕷🕸 la prima volta che lo utilizzerete:
- Rispetta la privacy degli altri.
- Pensa prima di digitare.
- Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
